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Approcciandoci al tema cyberbullismo si deve necessariamente tenere conto, oltre che della sfera online, anche di quella sociale, relazionale ed affettiva, relativa al contesto scolastico e familiare in cui è inserito il minore. All’interno di questa cornice più ampia e più articolata è possibile dare il giusto peso al contesto sociale allargato in cui gli episodi iniziano, non esclusivamente a quanto accade online.

Per la rubrica "ne parliamo con..." la coordinatrice dell'Osservatorio Multimedialità e Minori di Feicom, Simona Durante, ha intervistato sul delicato tema delle dipendenze, il Dr. Federico Tonioni, responsabile dell'ambulatorio dell'Area delle Dipendenze da Sostanze e delle Dipendenze Comportamentali del Policlinico Gemelli.
 

E’ l’allarme lanciato dagli esperti: oggi i giovanissimi nati tra il 1995 e il 2012 socializzano quasi esclusivamente attraverso gli smartphone, si sentono smarriti, privi di riferimenti e certezze, sono tolleranti, narcisisti, ansiosi e diffidenti, tendenzialmente infelici e depressi, raramente vivono esperienze confrontandosi con se stessi, rifiutano le diseguaglianze e soprattutto diventano adulti senza fretta.
 

Il tema dell’attesa e della fatica è cruciale per capire cosa sia la passione, il motore che sembra mancare troppo spesso agli adolescenti di oggi. Gli esperti concordano nel sostenere che una grande responsabilità va ricercata nell’utilizzo di internet. I social network e i cellulari impattano negativamente sulla passionalità, in quanto desiderio, fatica e passione non sono caratteristiche del mondo virtuale, dove tutto è immediatamente possibile e senza alcuno sforzo.

Se ci fermiamo a riflettere sulla crisi mondiale che stiamo vivendo, legata alla diffusione di questo misterioso VIRUS, ci rendiamo conto di come rappresenti un elemento di disruption raramente osservato nella storia moderna, per velocità di propagazione e pervasività degli effetti. Individui, famiglie, aziende, scuole, improvvisamente si trovano a dover cambiare abitudini, comportamenti e stili di vita in un contesto di totale provvisorietà ed incertezza.

Umberto Eco nel 2015 scriveva: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.

Queste poche righe sono quanto mai vere e i dati raccolti dagli utilizzatori dei social che postano foto e commenti di varia natura ci indicano che alla maggior parte del popolo della rete, almeno una volta è capitato di imbattersi in un hate speech.

Quando si parla di dipendenze da internet, tutti o quasi sanno di cosa si tratta, il fenomeno infatti è di forte attualità, quel che è interessante è invece il meccanismo che gli esperti del settore hanno analizzato, che evidenza una similitudine tra la dipendenza da sostanze e dipendenza dall’uso di device tecnologici.

 

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