Se ci fermiamo a riflettere sulla crisi mondiale che stiamo vivendo, legata alla diffusione di questo misterioso VIRUS, ci rendiamo conto di come rappresenti un elemento di disruption raramente osservato nella storia moderna, per velocità di propagazione e pervasività degli effetti. Individui, famiglie, aziende, scuole, improvvisamente si trovano a dover cambiare abitudini, comportamenti e stili di vita in un contesto di totale provvisorietà ed incertezza.
Fino ad un mese fa, motivo di preoccupazione per genitori docenti ed esperti nel settore, era rappresentato dalla ridotta socialità tra i giovani, immersi nella maggior parte del loro quotidiano in un mondo virtuale, dove sentirsi a proprio agio, protetti, filtrati da uno schermo. In queste settimane difficili, i rapporti familiari, la socialità, le relazioni lavorative, sono stati stravolti dall’emergenza, gli strumenti di comunicazione mediata non sono più una scelta per nessuno, c’è necessità di dover svolgere qualsiasi scambio comunicativo, compresa l’attività di studio fino all’attività sportiva da praticare in casa. Per milioni di cittadini webcam di PC e smartphone diventano la nuova finestra verso l’esterno.
Riflettendoci, siamo passati in un attimo, da ciò che è considerata una sindrome adolescenziale allarmante come l’Hikikomori, ad una situazione, seppur confinata in un determinato periodo, in cui il ritiro sociale diventa una necessità che entra a far parte della quotidianità dei giovani. I nostri ragazzi oggi sono tutti dei “ritirati sociali”, fa pensare come il fenomeno dell’Hikikomori, arrivato dall’Oriente anch’esso, non sia più frutto di una scelta dolorosa dettata da una profonda fragilità interiore, ma dalla necessità di doverci isolare per preservare la nostra salute e quella degli altri.
La tecnologia in questi giorni è la nostra vera alleata, ci fa entrare nelle le case dei nostri interlocutori, in una sorta di intimità, dove li vediamo muoversi nei loro spazi di vita, scoprendone gusti e abitudini, facendoci sentire vicini ed uniti.
Siamo immersi in una condizione di sospensione temporale. Il sentimento dominante forse più che la paura è un misto di attesa e sconforto. La velocità di questi cambiamenti è stata tale che le persone non sono ancora riuscite ad elaborarne l’impatto reale.
Quella che si apre è dunque una fase di forte rielaborazione individuale e sociale, davvero tutto ciò cambierà il nostro modo di stare al mondo, potrebbe essere una opportunità che ognuno trasformerà in qualcosa…positiva o non. Ciò sarà tanto più impattante quanto più lunga sarà la durata della crisi e quanto più le limitazioni imposte saranno prolungate.
Per i nostri adolescenti potrebbe essere una grande occasione, quando la solitudine di questo periodo finirà, per capire quanto sia meraviglioso e importante incontrarsi, stringere legami più profondi, guardarsi negli occhi e comunicare se stessi senza avere paura, quella paura del confronto e del giudizio altrui che tanto li spaventa.
La Vicepreside
Prof.ssa Simona Durante
Coordinatrice Osservatorio permanente Multimedialità e Minori