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Per la rubrica "ne parliamo con..." la coordinatrice dell'Osservatorio Multimedialità e Minori di Feicom, Simona Durante, ha intervistato sul delicato tema delle dipendenze, il Dr. Federico Tonioni, responsabile dell'ambulatorio dell'Area delle Dipendenze da Sostanze e delle Dipendenze Comportamentali del Policlinico Gemelli.
 
Dottor Tonioni, l’ambulatorio dell'area delle dipendenze da sostanze e dipendenze comportamentali presso il Policlinico Gemelli, creato da lei, è attivo dal 2009. Ascoltandola nei suoi vari interventi si evince che un professionista del mestiere, come anche un genitore, deve cogliere ed adeguarsi a situazioni in continua evoluzione, perché cambiano le esigenze e quindi gli approcci da usare quando si tratta di un adolescente. In questi anni di attività, l’utenza con problemi di dipendenza da internet oggi in che modo è cambiata?

Quando ho aperto l’ambulatorio, in realtà rispetto ala mia idea iniziale, mi sono reso conto immediatamente che non si trattava di una dipendenza ma di un nuovo modo di pensare e di comunicare. In generale con gli adolescenti non faccio diagnosi, anche quando ci sono manifestazioni di comportamenti compulsivi, tendo ad inquadrarle come fasi di abuso, non le considero immediatamente come dipendenze patologiche. Faccio un esempio… anche un ragazzo che esagera con l’alcool il sabato e la domenica, non necessariamente si trasformerà in un alcolista, potrebbe succedere, potrebbe diventare un paranoico o un cocainomane, al contrario potrebbe non sviluppare alcun tipo di problema senza avvalersi dell’aiuto di uno psicologo, perché la mente di un adolescente ha il vincolo di trasformarsi, ed in questa suo divenire, non c’è l’idea quella primaria di farsi male o di morire…anche se può capitare.
Quello che ci tengo a dire è che la distanza più sana dagli adolescenti è la fiducia, mai il controllo, che fa impazzire chi lo mette in atto più di chi lo subisce inconsapevolmente. Questo concetto è molto importante, come lo è la constatazione che se c’è un adolescente da una parte, c’è un genitore in crisi dall’altra. Se il genitore non entra in crisi, ovvero non avverte un certo livello di impreparazione ed impotenza, vuol dire che è l’adolescente, suo malgrado, che si occupa dell’ansia del genitore, in questo modo quindi non crescerà. Incontro spesso genitori che non credono in se stessi e non creano con i figli uno spazio di intimità e mi chiedo il perché questo accada. Fondamentalmente più che di dipendenza da internet, mi occupo di nuove forme di assenza genitoriale, non mi occupo di dipendenza patologica, ma piuttosto dell’unico sintomo più grave che vivono alcuni adolescenti: il ritiro sociale, che è sostenuto non tanto da internet, ma da una rabbia immensa che si accumula molto prima.
Dobbiamo riflettere su quanto la partecipazione attiva dei genitori con i bambini è fondamentale. Io ascolto tante mamme che mi dicono: caro dottore, mio figlio davanti al computer non si vede e non si sente. Questo vuol dire che il genitore in quel momento non deve pensare il proprio figlio. Se la presenza attiva del genitore manca, se ciò avviene in maniera massiccia, diventa il grande vero problema, ancor più della dipendenza da internet.

All’interno dell’ambulatorio dell'area delle dipendenze comportamentali vi occupate anche delle problematiche legate al cyberbullismo, sostenendo vittime e bulli. Aldilà delle statistiche, il numero degli utenti che si rivolge al vostro sportello rispecchia la vastità reale del fenomeno o esiste un importante sommerso?

Esiste il sommerso… ma bisogna fare attenzione a non confondere un qualsiasi atto violento con il cyberbullismo… che è invece una esperienza persecutoria.
I ragazzini si rivelano spesso più saggi a valutare le situazioni, rispetto ai genitori che si allarmano eccessivamente.
Spesso interveniamo su gruppi di genitori perché i figli che sono vittime di questo problema, non partecipano. Riscontriamo, a seguito di interventi sulle famiglie, che quegli stessi figli che non uscivano più di casa, pur non avendo mai partecipato agli incontri, riprendono a farlo dopo circa sei mesi dall’inizio degli incontri terapeutici dei loro familiari.
Quando immaginiamo un bambino che subisce bullismo, dobbiamo anche pensare che, le reazioni alle provocazioni, sono sempre molto personali e dipendono dalle risorse e dal vissuto del bambino. Nessun bimbo nasce vittima o bullo, il primo bullo è il genitore assente. Il fatto che molti bambini non parlino con nessuno del dell’umiliazione subita perchè provano un grande senso di vergogna, non ha a che fare con il bullo, ma con il rapporto che il bimbo ha con la madre o con il padre.
Quando si tratta di atti di cyberbullismo poi, esiste l’aggravante della popolarità. Perché all’esperienza di vergogna non esiste riparazione. L’intensità dell’esperienza di vergogna ha a che fare con la visibilità…nel web questo avviene all’ennesima potenza. La popolarità è uno dei nuovi valori dei ragazzi . E’ un banco di prova, perché di fronte ad una brutta figura, c’è i figlio che reagisce e il figlio che si toglie dai social…e non è un caso che poi il ragazzo che si ritira giocherà con i videogiochi violenti, perché è uno dei modi che ha per detonare la rabbia.

Esistono realtà simili a questo ambulatorio del Gemelli in altre città di Italia? In quali in particolare questo supporto risulta molto carente?

Esiste sicuramente un centro a Torino, a Milano è attivo il centro: “Il Minotauro” con cui collaboriamo, specializzato in problematiche di cyberbullismo. Esistono realtà simili a Firenze e Napoli. Il sud risulta comunque la zona più carente in questo senso.
Se pensiamo ad una attività completamente pubblica, il nostro Centro, nato nel 1999, è stato sicuramente il primo. Trovo che sia importante segnalare che abbiamo sempre potuto contare su un ufficio stampa molto efficace, che ha sempre favorito un rimando mediatico importante del nostro lavoro in tutti questi anni.

Esiste una rete di collaborazione tra associazioni e scuole a supporto del lavoro del centro di ascolto, a livello territoriale o nazionale?

Collaboro con il Presidente dell’Associazione Nazionale dirigenti scolastici.
Ragionando sul tema scuola, mi sono reso conto che, i ragazzi oggi memorizzano in maniera diversa, pensano in maniera diversa, hanno sviluppato un linguaggio per immagini; il linguaggio preverbale. Questo nuovo modo di apprendere e di pensare, mette in crisi insegnanti e genitori…è importante che gli insegnanti vadano in crisi, perché le lezioni asimmetriche con il docente e il discente non sono più attuabili. I ragazzi sono meravigliosamente svegli, creativi, immanipolabili e difficilmente si confondono in internet, mentre agli adulti capita molto di più.

Dalla sua esperienza, nel corso dei colloqui con i pazienti e i suoi familiari, sono emerse caratteristiche comuni relativamente alle dinamiche interne al contesto familiare?

Ho incontrato tante madri depresse e padri che si stimano poco, che hanno paura a far separare il figlio dalla madre. Sostanzialmente c’è la madre che sta con i figlio e il padre intorno. Ci dovrebbe essere più complicità tra madre e padre, perché è importante un ruolo attivo e presente della figura paterna. Consiglio sempre, nel corso delle terapie, di fare un viaggio da soli padre e figlio…è un esperienza importantissima per riportare al centro della famiglia la figura paterna.
Bisogna inoltre fidarsi dei figli, sopratutto, cosa molto importante, imparare a scusarsi con loro quando sbagliamo ed esageriamo.

(intervista a cura di Simona Durante)