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C’era una volta, e c’è ancora…..

 

C’era una volta
una pagina di giornale, chiamata la “terza”, che però non era proprio la terza di numero. Era la pagina del quotidiano dedicata alla cultura. In essa comparivano articoli di letteratura, storia, lettere da capitali straniere, articoli di varietà, arte, novelle e saggi dei grandi scrittori del tempo.

Su di essa scrivevano  i principali rappresentanti dell’intellighenzia nazionale ed internazionale: da Flaiano a Valiani, da Devoto  a Parise e poi Montale, Moravia, Sciascia,  Calvino, Gadda, Bo, Ridolfi, Pasolini, Buzzati e tutti gli altri che studiamo a scuola…. Proprio tutti quei nomi riferiti dalla “Prof” in lunghe e  noiose spiegazioni,  racchiusi nelle polverose librerie, ripetuti in interrogazioni “neniose” e mnemoniche.

La terza pagina era un po’ come il salotto dei poeti, degli storici e dei pensatori in genere. Una sorta di parco verde in una città caotica e sporca, dove si va per respirare, riposare e disintossicarsi.

E gli scrittori non si limitavano ad inventare storie e poesie ma riflettevano sul mondo che cambiava. Scrivevano, insomma,  una letteratura non più fine a se stessa, ma fortemente orientata ai problemi del tempo e alla società. Nello spazio dilatato della terza pagina collocavano la complessità del presente e insieme la volontà di razionalizzarla, raccontarla, comprenderla e modificarla.

Così  la terza pagina  divenne l’emblema di una svolta epocale del rapporto tra intellettuale e società. In altre parole quegli uomini, di cui apprendiamo a memoria date di nascita e morte e qualche brandello di opera, invece, ci aiutarono a pensare e a riflettere anche attraverso il giornale. Si interrogarono  anch’essi sulla droga, sul divorzio, sulla politica, sulla guerra, sulla crisi economica …

E a vederli lì, calati proprio nella vita reale, questi uomini non sono proprio così antipatici e noiosi… ma anzi, a ben guardarli ( meglio leggerli), sono proprio uomini come noi, che hanno amato e odiato, si sono posti domande e scandalizzati di fronte alla realtà, hanno avuto sogni e delusioni, progetti ed ambizioni… come tutti noi….
E non solo date e lunghi elenchi di libri.

C’era una volta, e c’è ancora, questa terza pagina di giornale, questa “madia – come disse  Carlo Emilio Gadda-  dov’era ogni dì a lievitare il buon pane d’una discussione libera e aperta”.

Perché la letteratura non è date, non è nomi, non è titoli ma pensieri.

Ilaria Manno