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Quando l'odio passa dalla rete

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Umberto Eco nel 2015 scriveva: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.

Queste poche righe sono quanto mai vere e i dati raccolti dagli utilizzatori dei social che postano foto e commenti di varia natura ci indicano che alla maggior parte del popolo della rete, almeno una volta è capitato di imbattersi in un hate speech. Si tratta di una vera e propria spirale d’odio verbale perpetrata sui social, da sconosciuti e non, che il più delle volte ha conseguenze nella vita reale.
Troppo spesso fatti di cronaca ci narrano di adolescenti che hanno tentato il suicidio dopo atti di cyber-bullismo, dimostrando che le conseguenze sul corpo ci sono e sono spesso violente. L’odio sul web nasce da situazioni reali che passando dal virtuale, tornano ad essere reali nelle conseguenze che provocano alle persone che subiscono tale violenza.
 

L'odio online è in crescita in tutta Europa e sfrutta il web appellandosi alla libertà d'espressione (art.10 della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo), rifiutando ed ignorando il divieto di discriminazione (art.14 della stessa). 


L'Italia si distingue per il maggior numero di dichiarazioni discriminatorie (verso migranti, richiedenti asilo, musulmani ed omosessuali), prevalentemente sulle pagine facebook. Lo studioso Giovanni Ziccardi nel suo libro “L’Odio online”, esamina l’evoluzione del concetto di hate speech e le sue manifestazioni digitali e ci spiega come le persone apprezzano della rete la natura meno normata e con meno divieti rispetto al mondo fisico, avendo disponibilità di nuovi strumenti a disposizione per poter parlare, dichiarare il proprio pensiero ed entrare in contatto con molteplici tipologie di persone. La rete altresì crea un ambiente ideale per gli istinti più bassi e per forme d’odio caratteristiche degli uomini.

Uno degli aspetti più interessanti è che questo tipo di azioni d’odio sono oggi molto diffuse nei confronti di sconosciuti.
I social sono diventati un campo di battaglia soprattutto in campo politico, dove sembra essere ammesso di tutto, colpi bassi e scorrettezze di ogni tipo. Se un politico conosciuto o meno, di qualsiasi orientamento, esprime un’opinione su un argomento spinoso, spunta subito un numero indescrivibile di troll a deviare il discorso con toni violenti e aggressivi. A stupire è soprattutto il fatto che questo tipo di attacchi siano spesso palesi. Le persone si firmano quasi sempre e spesso sono madri e padri di famiglia che uniscono a messaggi violentissimi le loro foto amorevoli con i familiari. 

I social network danno grande visibilità a coloro che li usano e succede spesso che chi mostra un alto tenore di vita può attirare invidie più o meno velate. Il grande traguardo raggiunto nell'ambito della comunicazione svela un lato oscuro e ricco di insidie.
In questo modo si contraddice nei fatti il nome stesso “social network”, che dovrebbe significare “rete sociale” ma che di fatto troppo spesso risulta essere una rete di maldicenze, ignoranza, intolleranza e superficialità.

 

Simona Durante
Coordinatrice Osservatorio Multimedialità e Minori
FE.I.C.O.M.