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Fortnite: il gioco che crea dipendenza

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C’è un ennesimo nuovo allarme che riguarda i giochi online, si tratta del gioco free to play di maggior successo di sempre su console. Questo fenomeno da marzo 2018 si è allargato anche agli smartphone aumentandone la pericolosità per l’eccessivo utilizzo: Fortnite.

Parliamo di uno di quei giochi sparatutto in cui vince l'ultimo che sopravvive in un determinato contesto, le radici affondano in Giappone. 

Fortnite sta raccogliendo un successo incredibile insieme ed un enorme riscontro economico. Pur nascendo come un gioco gratuito, solo in un mese, ha incassato 300 milioni di dollari tramite gli acquisti interni all'app con cui si migliorano le proprie prestazioni. Il motivo per cui ci occupiamo di questo gioco in particolare è legato al fatto che questo fenomeno starebbe dando origine ad una dipendenza piuttosto preoccupante. 

Una bambina britannica di nove anni è stata infatti ricoverata dopo aver manifestato una serie di gravi segnali di dipendenza dal videogame in questione ed ha dovuto seguire una lunga terapia riabilitativa in regime di ricovero.

Si svegliava in segreto la notte e giocava anche fino a 10 ore di fila, dimenticando di svolgere le funzioni più basilari come andare in bagno, inoltre manifestava reazioni molto aggressive nei confronti dei familiari che intervenivano per limitarne l’uso. I problemi si sono manifestati con una certa rapidità anche a scuola. La bambina si addormentava a lezione e i suoi voti erano sempre più bassi. Inoltre sull’estratto conto della carta di credito dei genitori sono iniziati ad arrivare addebiti fissi al mese che la ragazzina ammise essere legati all'acquisto di extra come modifiche estetiche al personaggio su Fornite. Si capisce quindi il perché da circa un anno l'Oms, Organizzazione mondiale della sanità, ha riconosciuto come malattia la dipendenza da videogioco". Si definisce così quando determina un impatto negativo sulla vita familiare, personale, sociale, di studio e lavoro per almeno dodici mesi. Il termine ufficiale per questa patologia è gaming disorder. In sostanza, la persona che ne è affetta perde il controllo quando gioca. Il videogame diventa la cosa più importante della giornata, impegnandolo per almeno sei ore al giorno.

E’ importantissimo quindi che i familiari non sottovalutino i segnali.


Numerosi psicologi che si occupano di questa problematica, consigliano ai genitori prima di tutto di analizzare il comportamento del figlio", capire se passa la notte a giocare. Se la mattina al risveglio riaccende subito il computer. Se il videogame è il suo primo pensiero appena ha un minuto libero. Uno dei tentativi da fare potrebbe essere imporgli dei limiti orari, sequestrandogli tutti i dispositivi dopo una certa ora della sera. Però è altrettanto importante offrirgli delle alternative, facendo in modo che la passione per i videogiochi sia bilanciata da altre attività. Bisogna aiutare il bambino a socializzare, considerando che di norma, i più a rischio sono i maschi, ricoprendo il settanta per cento dei casi". Inoltre, occorre dare una scala di valori, il proprio figlio deve capire che si può giocare nella misura in cui si percepisca come un premio, un tempo speciale concesso.

 

Il videogioco non può e non deve diventare un impegno totalizzante.
 


Prof.ssa Simona Durante
Vice Preside